Prima dell'articolo e dei commenti alcune rapide considerazioni riassuntive:
- Una buona legge deve essere tagliente come una lama, dice Zagrebelski, perché deve recidere l’anomalia per cui è stata redatta.
- La legge che ha reso giustizia a questi ragazzi è fatta forse troppo bene: è chiara e di facile applicazione ed è a favore del bene collettivo e dei cittadini. Lede però un privilegio fatto passare per diritto: l’utilizzo della proprietà privata in maniera arbitraria di una certa borghesia parassitaria tipicamente italiana. Hanno toccato dei nervi scoperti della sociatà italiana: il fascismo latente del ceto medio cittadino gentile fino a quanto non è messo in discussione il proprio interesse. Disposto a tutto utilizzando quella giurisprudenza spregiudicata che ha reso la nostra giustizia ingiusta con i deboli e inefficace con chi ne conosce le contraddizioni e le debolezze.
- La ratio della legge mi sembra proprio quella di incentivare “attività virtuose” come la loro, consistente nel denunciare furbetti del quartiere, proprietari di casa, evasori di appartamenti.
Se non vincessero, sarebbero destinati ad entrare nei manuali di diritto penale delle Università italiane. Il loro caso si studierà per decenni! In ogni caso impegnamoci nel nostro piccolo a pubblicizzare il “caso”.
- Questi ragazzi hanno imboccato una strada molto bella, la strada di chi vuole fare qualcosa di concreto per cambiare le cose. Quello che stanno facendo è una battaglia di civiltà enorme che ha bisogno di tutto il sostegno possibile da parte dei media. Servono avvocati specializzati: si facciano avanti. Non è solo una battaglia privata: qui c’è la meglio gioventù che si ribella al malaffare. Non possiamo solo stare a guardare.
- Un consiglio, lanciare un hashtag tipo #bastaaffittialnero ed incitare gli altri studenti ad analoghe azioni in simultanea sui social network.
Ecco l'articolo e la lista integrale dei commenti al seguente link:
www.ilpost.it/2012/02/21/affitti-nero-bologna/
Scene di evasione fiscale a Bologna
Il racconto di cinque studenti che hanno provato a opporsi al sistema degli affitti in nero, e hanno perso.
La cedolare secca non funziona come dovrebbe, e finora, ha fruttato allo Stato cinque volte meno di quanto preventivato.
21 febbraio 2012
Bologna è famosa per l’università che attira tanti studenti da ogni parte dell’Italia e del mondo. Lo è meno per l’estensione dell’evasione fiscale praticata dai proprietari degli appartamenti affittati in nero agli
studenti.
Funziona così: il padrone di casa stabilisce un rapporto di fiducia con un tramite, potremmo definirlo un
ospite–esattore, che, pattuita una tariffa a posto letto o a camera, si incarica di raccogliere mensilmente
l’affitto dagli altri ospiti. A volte paga regolarmente come gli altri ragazzi, a volte fa valere una sorta di diritto del primo arrivato per cui pratica agli altri un affitto maggiorato per ricavarne un suo vantaggio economico. La proprietà chiude un occhio così l’OE (ospite-esattore) è sempre motivato a tenere occupate tutte le camere e gli garantisce una certa costanza del reddito ricavato dall’appartamento.
Niente seccature dei rapporti diretti con gli studenti, e tutto rigorosamente in nero. La garanzia di impunità
è un finto contratto di comodato gratuito tra la proprietà e l’OE.
La legge nota come “cedolare secca” (D. Lgs. 23/2011), che cerca di favorire l’emersione dei redditi reali da fabbricato, contiene (art. 3) una norma che cerca di mettere fine a situazioni del genere dando facoltà all’inquilino al nero di recarsi autonomamente all’Agenzia delle Entrate e stipulare un normale contratto 4+4 anni, anche senza il consenso del proprietario evasore. Il premio per la regolarizzazione è una sensibile diminuzione dell’affitto, che viene calcolato secondo la rendita catastale dell’immobile. La legge prende in considerazione la difficoltà di dimostrare il pagamento al nero, schierandosi dalla parte del più debole. Il comune di Bologna è in prima linea in questa campagna anti-evasione e noi siamo stati tra i primi, se non i primi, ad aver agito in tal senso. Siamo cinque studenti, appartenenti al gran numero dei vessati da proprietari e intermediari che speculano sulla mancanza di alloggi pubblici destinati agli studenti universitari. Siamo andati all’Agenzia
delle Entrate muniti dei documenti che dimostrano la nostra posizione di “ospiti paganti” di un appartamento privato e abbiamo stipulato contratti di affitto individuali come stabilito dalla legge. Firmati i contratti (con relativo esborso delle tasse di registrazione non pagate), con curiosa sincronia – nello stesso giorno – la proprietà sporge querela per appropriazione indebita d’immobile verso ignoti, qualificandoci come “sconosciuti abusivi”. Siamo allora andati in causa forti del nostro diritto: ma il giudice con provvedimento immediato ha brutalmente ordinato il rilascio dell’appartamento (entro una settimana): senza tenere in considerazione l’evasione fiscale in corso dal 2008, senza considerare il nostro nuovo contratto regolare, senza considerare i bonifici di pagamento al tramite, basandosi esclusivamente sulla mancanza di prove di pagamento diretto tra noi e la proprietaria. Ma il canone in nero è illegale e non rintracciabile per definizione. L’articolo 3 della “cedolare secca” è stato creato apposta per questo. È finita che siamo stati messi fuori casa da un momento all’altro in periodo di corsi e di esami per aver denunciato un illecito. Nell’atto giudiziario, la proprietaria afferma di aver ceduto gratuitamente un grande appartamento in pieno centro a Bologna al figlio di un amico del suo agente immobiliare, stante l’impossibilità a vendere a causa della stagnazione del mercato in quel periodo (la famosissima crisi immobiliare bolognese del 2008…) e che non ci sarebbero stati pagamenti di canone.
La nostra versione è invece questa.
Stanchi delle “particolari” quanto ambigue modalità di pagamento ci eravamo rivolti a un’associazione che
si occupa di promuovere la campagna contro gli affitti in nero, per chiedere informazioni sui rischi e le opportunità della nuova legge che avevamo noi stessi consultato via internet. L’associazione ci aveva consigliato la denuncia e prospettato uno scenario senza alcun pericolo per noi (“siete protetti dallo Stato… è una campagna contro l’evasione fiscale che si basa su una legge e su un vostro diritto… pagheremo noi anche le spese legali in caso di causa civile”). Il ragazzo “tramite”, l’OE, all’estero in Erasmus fino a ottobre 2011, era titolare di un contratto di comodato d’uso gratuito (cioè: la proprietaria “regala” per 4 anni l’appartamento in centro a Bologna a un ragazzo semisconosciuto) palesemente finalizzato all’evasione fiscale: un canone mensile veniva pagato alla proprietaria fin dal 2008. Uno di noi aveva conosciuto personalmente la proprietaria – o chi si qualificava come tale – che veniva direttamente in casa a prelevare l’affitto. In seguito effettuavamo bonifici bancari (provati) all’OE, il quale evidentemente girava i soldi alla proprietaria. Decisi ad avvalerci dell’articolo 3 della “cedolare secca” avevamo cercato di coinvolgere nella nostra azione anche il ragazzo “tramite” (OE), che però aveva rifiutato di collaborare con noi. Il 7 novembre siamo andati all’Agenzia delle Entrate. Come per miracolo, in poche ore, eravamo diventati titolari di un contratto regolare, dopo aver pagato una ragionevole quota di tasse di registro arretrate. Ma la nostra proprietaria di casa, venuta a conoscenza della situazione dal nostro “tramite”, aveva sciolto il contratto di comodato e denunciandoci il giorno stesso per violazione di domicilio e appropriazione indebita di immobile. Nella denuncia depositata in caserma dei carabinieri afferma di aver ricevuto una telefonata dal ragazzo-tramite che, tornato dall’Erasmus, dichiarava di aver trovato nell’appartamento 5 persone a lui sconosciute che lo occupavano illegalmente. I carabinieri, due giorni dopo, erano venuti a controllare se ci fossero o meno segni di effrazione in casa: li abbiamo accolti un po’ increduli e un po’ preoccupati spiegando sul momento tutta la situazione. Non hanno trovato niente e sono andati via – tra l’altro le porte dei due appartamenti insistenti sul pianerottolo sono dotate di cancellate in ferro ed è difficile pensare che potessimo aver forzato il cancello senza lasciare tracce. La mattina seguente siamo stati chiamati in caserma. Dove ci era stata gentilmente prospettata la possibilità di “un accordo” con la proprietaria, alle sue condizioni, che avevamo rifiutato. Le nostre famiglie, nelle rispettive città, ricevettero allora una lettera dai toni minacciosi dal legale della proprietaria: se non ce ne fossimo andati ci sarebbero state migliaia di euro da pagare e addirittura il carcere. A quel punto l’associazione che ci aveva consigliato fino ad allora, dopo averci chiesto una donazione (di circa 1300 euro), ci mise in contatto con un legale. Il processo si è concluso in un’udienza, come abbiamo detto, dopo una serie di testimonianze e versioni contraddittorie da parte della proprietaria e dell’OE e il rifiuto di ascoltare i testimoni della difesa: già il giorno dopo una e-mail di un rigo ha comunicato al nostro avvocato che avremmo dovuto lasciare
immediatamente l’appartamento, dando la possibilità alla proprietaria di averne completa disponibilità. Adesso abbiamo pochi giorni per decidere se presentare ricorso e impedire che il provvedimento (che implica anche il pagamento di circa 2000 euro di spese legali) diventi immediatamente esecutivo, con le
complicazioni, i rischi e la disillusione conseguenti a questa esperienza.
Giulia, Edoardo, Greta, Francesco, Emanuele
IL COMMENTO MIGLIORE:
PIERGIORGIO 22 febbraio 2012 - 19:13
temo che lo sfratto non c’entri nulla. Se la proprietaria avesse agito per morosità avrebbe riconosciuto cmq l’esistenza di un rapporto di locazione (=ti caccio perchè sei un inquilino moroso) sia pur irregolare. Inoltre i procedimenti di sfratto non sono mai così fulminei. Mi rendo conto che il racconto dei ragazzi è narrativo, ovviamente, non tecnico, ma credo si possa ricostruire plausibilmente la vicenda così: qui la proprietaria ha agito prima in sede penale dicendo “questi sono occupanti abusivi” puri e semplici punto,non inquilini morosi; a questo punto,creata la premessa logica con la denuncia penale, contestualmente alla stessa, avrà chiesto un provvedimento d’urgenza al giudice civile (ad es. potrebbe essere un provvedimento urgente atipico ex. art.700 c.p.c. o un’azione possessoria ecc. cmq un provvedimento di natura cautelare): non quindi uno “sfratto” in quanto morosi, ma un’intimazione a rilasciare l’immobile abusivamente occupato. Come ho detto sopra solo la natura cautelare può spiegare la rapidità della procedura, l’assenza di contraddittorio e l’infomralità del provvedimento adottato (dicono i ragazzi: una riga spedita per posta elettronica al difensore…). Con lo stratagemma della denuncia penale insomma la proprietà ha negato in radice ogni rapporto con i ragazzi e quindi anche il presupposto per l’ottenimento del contratto regolare dall’agenzia delle entrate (in altri termini ha detto: guardate che questi sono dei “ladri” che mi sono entrati in casa a mia insaputa e ora, fingendo di aver avuto un rapporto con me sono andati all’agenzia entrate per estrocermi un contratto di locazione cui non avevano diritto). Ha agito in “contropiede” se mi passate il paragone. Però, così facendo, ha sì potuto ottenere NELL’IMMEDIATO una momentanea “vittoria” rapida, ma si è anche esposta moltissimo, prendendosi la responsabilità grave di accusare i ragazzi di un reato. Tutto si regge
su quella denuncia. Il provvedimento ottenuto è solo cautelare, ergo provvisorio e per nulla pregiudicante
il merito della causa. Mentre il procedimento penale è solo alle battute iniziali: indagini preliminari. Il calcolo che si è fatto la propietà è: se loro cedono (per paura, per non perdere tempo, spese ecc.) io ritiro la querela e non dovrò più dimostrare nulla, riprendo il mio immobile e amen. Tutto il calcolo si regge sulla vostra acquiscenza. Quindi: voi dovreste CONTROQUERELARE per calunnia in sede penale, e in sede civile impugnare assolutamente il provvedimento cautelare di rilascio dell’immobile
promuovendo instaurazione del giudizio di merito (ove farete valere il contratto dell’AE, dimostrerete che, non essendo abusivi, avevate diritto ad ottenerlo ecc.). ATTENZIONE! tutto ciò ripeto SOLO SE SIETE SICURI DI POTER DIMOSTRARE QUANTO AFFERMATE (in particolare i pagamnti all’OE ecc.)
E PREVIO CONSULTO CON AVVOCATO ESPERTO E SERIO.
Tutti i 74 commenti:
NARNO 21 febbraio 2012 - 17:20
Purtroppo è fondamentale avere un avvocato specializzato nel tipo di causa che vi riguarda: la specializzazione è tutto in ambito forense. Un legale esperto di queste cose sa come si fa un ricorso e sa se è a prova di bomba. Costa, ma è l’unico modo di opporsi a un legale altrettanto specializzato,
evidentemente, che ha ben consigliato la parte avversa. In alternativa, consiglio di associarsi ad Altroconsumo: ca 100€ a testa per un anno, consulenza giuridica per i soci. Se loro vi consigliano il ricorso, fatelo: anzi, fatevi spiegare per bene come si fa. Il giudice non si è chiesto come mai avete, tutti, le chiavi di un domicilio violato?
PILO 21 febbraio 2012 - 17:21
che dire? ragazzi, avete fatto bene.
non conosco la situazione degli affitti in nero, nè a bologna nè altrove, ma sembrate assolutamente dalla parte della ragione. Speriamo che nessuno si trovi a dirvi “era meglio se stavate zitti”. tenete duro.
UQBAL 21 febbraio 2012 - 17:23
Che avvilimento…
ARCHEOR 21 febbraio 2012 - 17:25
Intervenire su un campo del genere è sempre molto delicato, ma va considerata la totale negligenza
delle università che fanno – letteralmente – finta di non vedere. Per quel che vale, consiglio ai ragazzi di
non mollare e di arrivare anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo se serve. Altro che Cortina, se la Finanza si facesse un giro nei quartieri universitari italiani avremmo sbancato.
PASCUCCIO 21 febbraio 2012 - 17:28
Prendetevi un avvocato bravo, che minacci di controquerelare per calunnia la proprietaria.
BUGGER 21 febbraio 2012 - 17:30
Inviate la storia a tutti i giornali e organizzate una raccolta fondi. Voglio sperare che ce la possiate fare.
Resistete!
MARAGINES 21 febbraio 2012 - 17:32
A Bologna ho deciso di vivere a metà degli anni novanta per cominciare la mia università. Da questa città non me ne sono più andato salvo diversi periodi di lavoro all’estero e fuori da Bologna. Quello che riferite denota un degrado della situazione imbarazzante. Negli anni ’90 quello che dite non esisteva praticamente mai (e ho conosciuto non pochi colleghi fuori sede di tutto l’Ateneo e di varie facoltà). Ho il sospetto che vi siate affidati ad un avvocato della qualità forense del mio cane (che è un ottimo cane, ma un pessimo avvocato). Se gli elementi di fatto sono quelli che riferite teoricamente, per quanto costoso, non dovrebbe essere difficile porre rimedio alla situazione. Pare assurdo che l’immediata e severissima reazione alle dichiarazioni false della vostra controparte, non sia stata una visita in pattuglia agli uffici di piazza Trento-Trieste (Procura della Repubblica) per chiedere sia avviato un processo più che grave nei confronti del deficiente che era in Erasmus e nei confronti della padrona di casa. Dichiarare il falso in una denuncia ai Carabinieri non è igienico in Italia. E voi avete non pochi elementi di prova per dimostrare il falso di quanto dite. Io partirei da lì. In bocca al lupo. A quanto riferite comunque la norma sulla “cedolare secca” è fatta proprio con i piedi. Il legislatore non si smentisce mai: quando può fare una cosa male, la fa peggio!
WILSON 21 febbraio 2012 - 17:37
La prima riforma della giustizia sarebbe riformare il legislatore, negli ultimi anni le porcate non si contano. Comunque con la giustizia in queste condizioni (in termini di incertezza) l’economia non potrà che peggiorare e la qualità della vita anche peggio. Ovviamente mi unisco alla solidarietà di chi ha scritto prima di me.
WWW.ANAKEDVIEW.COM 21 febbraio 2012 - 17:45
In Italia tutti conviviamo, nostro malgrado, con una parte d’illegalità. E’ per questo che siamo sprofondati.
TINOMONGOMERINO 21 febbraio 2012 - 17:50
tenete duro ragazzi e cambiate avvocato…Come fa l’OE a dire di non conoscervi se gli avete fatto dei
bonifici in passato?
TEO76 21 febbraio 2012 - 17:54
Andate avanti, avete tutta la solidarietà di una buona metà del paese!
DAMIANO 21 febbraio 2012 - 17:59
Si può sapere il nome del giudice e dell’avvocato difensore?
MIBYL 21 febbraio 2012 - 17:59
Da proprietaria di una casa in affitto, con contratto concordato registrato, sono con voi…andate avanti!
LORENZO72 21 febbraio 2012 - 18:01
Io ho appena locato con la cedolare secca, pago il 19 per cento e trovo sensato pagare il giusto di imposte facendo pagare il giusto (perché deve trattarsi di affitto concordato) di affitto. Con il canone concordato pago il mutuo dell’immobile locato. Quanto a voi, bé, lasciate perdere le associazioni, andate da un avvocato coi controcazzi e arrivate sino in fondo: le battaglie si fanno così.
GEPPINO 21 febbraio 2012 - 18:09
Certo, è da restare sgomenti. Comunque nell’articolo del Sole24h che avete linkato sta scritto: “la denuncia è davvero in discesa solo per chi ha in mano un contratto scritto e non registrato. Gli altri inquilini devono procurarsi delle prove (bollette, posta, testimonianze) e rischiano di essere trascinati in tribunale dal proprietario”. Le difficoltà sono dunque note agli addetti: l’unica credo anch’io sia quella di rivolgersi ad un legale serio. Fateci sapere come va a finire (anche tra un anno, eh!).
DIEGO BELLONI 21 febbraio 2012 - 18:10
In questo Paese ci sono troppe università e troppo pochi campus..
JACKZZ 21 febbraio 2012 - 18:17
Damiano: premetto che non sono un avvocato (nè parente, fidanzato, marito di..), ma trovo piuttosto sgradevole (propedeutica al linciaggio, diciamo) la tua richiesta di conoscere il nome dell’avvocato difensore.. dai.. ogni legale penso faccia il possibile per tutelare il proprio cliente, sfruttando anche cavilli e debolezze nelle tesi della controparte (come mi pare in questo caso, e come nota geppino), non credo esista un avvocato che in vita sua ha difeso solo “innocenti”. Ecco, lasciamo stare questo “fuori i nomi”.
MARAGINES 21 febbraio 2012 - 18:22
JACKZZ: hai ragione.
Detto questo in un mondo più decente ci sarebbero solo due ipotesi sull’avvocato della controparte:
- è un incompetente stupido;
- è in mala fede.
Entrambe prevederebbero la radiazione.
DIEGO BELLONI 21 febbraio 2012 - 18:30
Scusate Damiano e Maragines, premessa tutta la solidarietà di questo mondo per i ragazzi e il sacrosanto malaugurio inviato alla proprietaria di casa, secondo il vostro parere l’avvocato della controparte cos’avrebbe dovuto fare? Dire “ok scusate avete ragione voi”?
PENDOLARE 21 febbraio 2012 - 18:31
prima di tutto massima solidarietà, poi io di legge non so nulla ma se avete foto di voi nell’appartamento con un taglio di capelli palesemente più corto o lungo di quello che avete o altre foto del genere, potrebbero essere utili no?
MARAGINES 21 febbraio 2012 - 18:36
DIEGO BELLONI: qualsiasi cosa che non sia reato magari? In quale parte di un qualsiasi manuale deontologico è previsto che si possa compiere il proprio lavoro tramite la commissione di un delitto (false dichiarazioni e denunce a pubblica autorità)?
DIEGO BELLONI 21 febbraio 2012 - 18:41
Le false dichiarazioni al massimo sono della signora, non certo del suo avvocato, che al massimo redige una querela in nome della sua cliente sulla base delle informazioni ricevute. Quieta la tua furia contro la categoria.
JACKZZ 21 febbraio 2012 - 18:43
Se l’avvocato che difende un “colpevole” commette un delitto beh, che dire se non VE LO MERITATE
MARCO TRAVAGLIO
MARAGINES 21 febbraio 2012 - 18:45
JACKZZ: tu che codice penale hai? Perché nel mio le dichiarazioni false e mendaci in un atto pubblico sono reato…
LORENZO72 21 febbraio 2012 - 18:49
il mendacio non lo fa l’avvocato: eventualmente la parte.
RICHARD77 21 febbraio 2012 - 18:50
A Giulia, Edoardo, Greta, Francesco, Emanuele, grazie. E’ solo grazie a gente come voi che questo (grande) paese ha qualche speranza di non affondare. Per l’Italia, vi esorterei a non mollare, ma d’altra parte i rischi non sono certo da sottovalutare. Che ne pensa il peraltro direttore di organizzare una raccolta per procurare loro un avvocato un po’ più adatto?
ARMANDOBIS 21 febbraio 2012 - 18:50
Posso parlare per quel poco che ho visto a Ferrara e mi domando se esiste colà una sede dell’Agenzia delle Entrate. Se esiste, mi chiedo che cosa possa fare da mane a sera chi ci lavora. A Ferrara devo ancora trovare qualcuno che paghi le tasse.
PAREDRO 21 febbraio 2012 - 18:51
Ragazzi, ho studiato a Bologna da fuori sede, ne ho viste di tutti i colori in materia di affitto in nero, come tutti i fuori sede. Voi avete imboccato una strada molto bella, la strada di chi vuole fare qualcosa di concreto per cambiare le cose. Guardate che quello che state facendo è una battaglia di civiltà enorme che ha bisogno di tutto il sostegno possibile da parte delle persone e dei media. Voi dovete andare avanti, noi vi dobbiamo sostenere, il Post deve continuare a seguire la vicenda. Vi servono soldi per gli avvocati: il Post lanci una sottoscrizione. Vi servono avvocati specializzati: si facciano avanti. Stiamo vicini a questi ragazzi e alle loro famiglie. Non è solo una battaglia privata: qui c’è la meglio gioventù che si ribella al malaffare. Non possiamo solo stare a guardare.
RICHARD77 21 febbraio 2012 - 18:52
@JACKZZ: Se l’avvocato consiglia al cliente di dichiarare il falso, sicuramente commette una violazione del codice deontologico, non so se anche un reato.
MARAGINES 21 febbraio 2012 - 18:57
LORENZO72: decisamente non solo la parte. Ma anche l’avvocato. Se quello che ci è stato scritto è avvenuto in questi termini la condotta penalmente rilevante è messa in atto anche da legale. Salvo che non vogliamo credere che sia stato abilmente raggirato dalla parte che gli ha fatto credere che la tesi sostenuta in giudizio fosse vera. In questo caso la radiazione per manifesta incapacità professionale sarebbe auspicabile, ma non avverrà in questo modo. Difendere il cliente è doveroso. Le tattiche meramente dilatorie sono spregevoli ma legittime. Provarci facendo valere difetti di forma e cavilli vari è antipatico ma pienamente legittimo e giusto. Dichiarare fatti palesemente contrari alla realtà e (forse) consigliare false dichiarazioni in atto pubblico alla presenza di un pubblico ufficiale verbalizzante è cosa diversa. Affermare nella citazione cose abnormi che risulterebbero false a chiunque, non è lecito.
ZAGOR 21 febbraio 2012 - 19:13
Ho vissuto a Bologna da fuori sede per cinque anni in due appartamenti diversi. Non ho mai eseguito pagamenti in nero, ero locatario con regolare contratto registrato. E non ho nemmeno fatto nessuna fatica per avere un contratto regolare, me l’hanno offerto quasi tutti i locatori. Giuro.
PAPERE 21 febbraio 2012 - 19:24
Al di là della bravura o meno dell’avvocato (e magari anche la sciatteria del giudice che ha intimato il
rilascio) mi auguro che l’agenzia delle entrate passi subito la palla alla guardia di finanza che ben potrà accertare i versamenti alla proprietaria da parte dell’erasmino (vergogna: vendere i coinquilini per pochi euro è davvero vile) e chiederne conto a entrambi.
BRAD 21 febbraio 2012 - 19:27
Tenete duro … Il vento sta cambiando dal Brennero a Capo Passero …
BRAD 21 febbraio 2012 - 19:32
Altro consiglio, lanciare un hashtag tipo #bastaaffittialnero ed incitare gli altri studenti ad analoghe azioni in simultanea sui social network. Quoto anche chi vi consiglia di informare i quotidiani, il clima è favorevole, il Fatto Quotidiano ha una redazione agguerrita in Emilia e Repubblica pro-Monti in questo momento cavalca tutte le storie anti-evasione. Continuate così !
HIPPO 21 febbraio 2012 - 19:52
L’avvocato fa il suo lavoro, é molto difficile sostenere che le tesi false sono farina del suo sacco e non del cliente. È come se nel penale l’avvocato non potesse dire al suo cliente “lei dica che non c’era, sarà l’accusa a dover dimostrare il contrario”. E del giudice, che ha chiuso un processo alla prima udienza, senza ammettere nessuna prova e decidendo solo sulla base degli atti introduttivi del procedimento, non diciamo nulla? Forse ha davvero ragione jakzz, ve lo meritate Marco Travaglio…
MARAGINES 21 febbraio 2012 - 20:26
L’operato di un giudice io lo giudico solo se leggo gli atti processuali. Tutti. Per l’operato dell’avvocato, se credo al racconto, invece, mi basta dedurre dalla condotta la sua pochezza morale.
Io sono sicuro di non meritarmi Travaglio, ma leggendo che qualcuno pensa sia normale che un avvocato penalista consiglia al cliente di fare false dichiarazioni, mi chiedo se, in effetti, non siamo fortunati ad avere così pochi rituffi di fango tra gli avvocati. I penalisti che conosco e frequento e stimo io, non danno certi consigli. E sono professionisti eccelsi. Poi, ovvio, se uno è abituato a frequentare postriboli, pensa che una certa moralità rilassata sia normale.
Ma non lo è e non dovrebbe diventarlo.
ALCIBIADE 21 febbraio 2012 - 21:11
Non dimentichiamo i contratti “in grigio”. Il prezzo pattuito con il locatore è una somma, il contratto esiste ma è registrato ad una somma minore in modo da pagare meno tasse.
MABI 21 febbraio 2012 - 21:56
Ma se le cose stanno come dite querelate per calunnia questo OE: vi ha accusati di un reato grave come l’occupazione abusiva e avete tutti gli elementi per dimostrare che e’ una calunnia (testimonianze e addirittura bonifici fatti a suo favore, altro che 5 sconosciuti).
GAETANOMART 21 febbraio 2012 - 22:18
Per quanto serva, tutta la mia solidarietà
TROTTY 21 febbraio 2012 - 22:39
continuate e raddoppiate con la denuncia di chi vi ha ritenuto abusivi pur ricevendo da voi dei bonifici.
Non è possibile perdere una causa del genere (se è vero quello che si legge qui). E la prossima volta non provate a coinvolgere i complici del reato….
FILOTEO 21 febbraio 2012 - 23:25
Anche a Milano e a Ferrara, per quella che è la mia esperienza personale, il fenomeno ha grandi dimensioni. Non ho fatto indagini particolari, ma in base ai resoconti di conoscenti non mi sembrerebbe esagerato dire che un terzo degli affitti di studenti sono in nero o in “grigio”. A Milano ad esempio ero in una specie di subbaffitto da cui chi aveva il contratto regolare tirava su 200 euro al mese di utili (a Porta
Venezia). L’appartamento in cui stava la mia ragazza ospitava 2 inquilini e uno studio di naturopatia. Tutto in nero naturalmente.
BANDINI 21 febbraio 2012 - 23:49
Giulia, Edoardo, Greta, Francesco, Emanuele, siete dei grandissimi. Non fermatevi, andate avanti. Vivo a Bologna, faccio il tifo per voi e se c’è bisogno sono pronto a fare un sit-in in piazza Maggiore per sostenere la vostra battaglia.
PROVETTA 21 febbraio 2012 - 23:52
vuoi la bravura dell’avvocato della signora e la fretta del giudice, ma dovrebbe essere esplicitato il nome
dell’associazione che ha “dato consigli” ai 5 ragazzi perchè chiaramente ha contribuito a ficcarli nel guaio in cui sono finiti. ed è ovvio che sarebbe bello poter capire come funziona il sistema giudiziario guardando leggi e norme su internet però, probabilmente per colpa della legislazione, non ci si può imbarcare in un percorso legale senza il consiglio di un buon avvocato… tristemente, nel mondo non basta avere la ragione dalla propria parte
LORNOVA 21 febbraio 2012 - 23:56
Si fa presto a dire “resistete”. Perché il Post non sponsorizza una sottoscrizione tra i lettori per sostenere economicamente i ragazzi (spese legali ecc?).
LORNOVA 21 febbraio 2012 - 23:59
@Jackzz: è una citazione Morettiana? Se sì, sei un genio!!!
ILSENSOCRITICO 22 febbraio 2012 - 00:06
Bologna è la capitale italiana dell’evasione fiscale….che schifo e che degrado…
PIERGIORGIO 22 febbraio 2012 - 00:15
ragazzi, no, non fermatevi, continuate assolutamente: siete stati accusati di un reato, perciò, se falso, calunniati. Non solo avete diritto al vostro contratto, ma anche al risarcimento del danno per la calunnia. E, d’altra parte, se mollate come la mettiamo col reato? comunque dovrete difendervi nel giudizio penale. Ora, ovviamente dare pareri su un racconto on-line non è corretto. Però se le cose stanno come dite, non capisco proprio come la parte avversa potrà difendersi, con quali prove? sua ricostruzione dei fatti
fantasiosa e del tutto poco credibile, contesto ambientale notorio che depone a vostro favore, niente
segni di effrazione, vostro possesso di chiavi dell’appartamento, vostra possibilità di documentare i pagamenti all’OT (=ergo sbugiardamento della sua menzogna di non conoscervi, e possibilità di indagare poi sui passaggi di danaro alla proprietà) ecc. ecc. A me pare che vi è mancato solo un avvocato vero. Certo la decisione del primo giudice può lasciare un pò sbigottiti, ma tenete conto che (presumibilmente, sempre dal vostro racconto) si è trattato di un PROVVEDIMENTO CAUTELARE, d’urgenza. Non si tratta cioè del vero e proprio processo di merito (di “cognizione” dicono i giuristi) con tutti i crismi del contraddittorio fra le parti. Si tratta appunto di qsa di meramente preliminare. In questi casi, cioè di misure cautelari, per la natura stessa del provvedimento richiesto, si procede così, sommariamente, anche senza contradditorio. Qui il giudice civile si è visto recapitare sul tavolo una denuncia penale – notate che farla comporta assumersi una grande responsabilità, e quindi “pesa” di primo acchitto come elemento probatorio – e la richiesta di sgombero dell’immobile “abusivamente” occupato: in queste condizioni ha agito subito, in via di urgenza. Ma appunto è solo un provvedimento momentaneo, provvisorio, di natura cautelare che non pregiudica affatto il giudizio nel merito, e il rito di cognizione vero e proprio dove ci DEVE ESSERE il contradditorio fra le parti. Insomma, per farla breve e per capirci, la proprietà, vistasi a mal partito, ha agito con spregiudicatezza e audacia contando sull’effetto velocità e sull’effetto spavento che voi (e le vostre famiglie) avreste avuto dall’intimazione di rilascio che facilmente avrebbe potuto ottenere con la denuncia penale. Ma così facendo si è anche grandemente esposta! A questo punto se è vero quel che dite, e, SOPRATTUTTO se avete davvero gli elementi per dimostrarlo (in particolare traccia dei pagamenti all’OT), avete tutte le carte per vincere il giudizio di merito vero e proprio, e anzi per far passare parecchi guai a chi vi ha calunniato. ‘E solo la paura, e
l’effetto della prima apparente sconfitta (“non ci hanno nemmeno ascoltato”= ma è così nel cautelare!) a demotivare. Qui vi ci vuole un avvocato serio (non solo bravo, serio): costa, ma, ripeto, avrete diritto al risarcimento di tutti i danni nonché rifusione delle spese legali. POi, certo mi rendo conto che avrete anche altro da fare che non combattere battaglie civili, perdere tempo, avere grane… però ormai vi ci
siete messi! Spero che qualcuno vi aiuti fattivamente.
PIERGIORGIO 22 febbraio 2012 - 00:33
scusate dopppio post. volevo solo ripetere che dare consigli senza poter conoscere esattamente gli atti non è corretto, e per di più e troppo comodo scaldando una sedia mentre poi chi ci può andar di mezzo è qualcun altro. D’altra parte il vostro racconto mi ha fatto accalorare…quello che ho scritto, date le informazioni da voi scritte, è ragionevole, (in particolare il fatto che il giudizio cautelare è sommario per definizione e quindi la momentanea menomazione del contradditorio non deve impressionare, data poi la presenza di una denuncia penale=ma d’altronde la denuncia è un elemento a proprio favore “autofabbricato”, dopo va provata e l’onere della prova ce l’ha l’accusa!) A freddo, per correttezza, tuttavia è doveroso ribadire che un vero parere professionale dovete richiederlo a un avvocato facendogli esaminare tutta la documentazione, le “carte”. Ma almeno fate questo passo: chiedete un consulto con un serio professionista…vale la pena in questo caso.
VERTIGO 22 febbraio 2012 - 01:29
Anch’io vorrei che il Post si facesse tramite e garante di una raccolta fondi, questi ragazzi meritano di essere supportati fino in fondo per il loro coraggio! Sono di Bologna e conosco benissimo il problema degli affitti in nero, se questo malcostume venisse fermato non potrei che esserne felice..
PLATO 22 febbraio 2012 - 07:03
“avevamo cercato di coinvolgere nella nostra azione anche il ragazzo “tramite” (OE), che però aveva rifiutato di collaborare con noi”-un altro futuro comandante…
DIEGO BELLONI 22 febbraio 2012 - 09:11
Scusate non ho letto tutti i commenti e probabilmente qualcuno l’ha già scritto, ma ci sta tutta una contro-querela per calunnia, a spanne anche con delle buone chance di successo, se i ragazzi possono contare su buoni testimoni.
FRABARELE 22 febbraio 2012 - 09:51
sono l’ultimo di tanti. Continuate, avete tutti gli elementi per fare al proprietario un mazzo tanto.
LORENZO72 22 febbraio 2012 - 09:59
@maragines l’idea di sanzionare l’avvocato per le eventuali falsità dette dal cliente mi fa davvero rabbrividire. Sarebbe piaciuta durante il periodo fascista, nel quale gli avvocati furono sotto attacco costante. e che tu abbia quantomeno un piccolo pregiudizio si capisce dal fatto che, mentre “L’operato di un giudice io lo giudico solo se leggo gli atti processuali. Tutti. Per l’operato dell’avvocato, se credo al racconto, invece, mi basta dedurre dalla condotta la sua pochezza morale.” Non capisco infatti perché, se credi al racconto, l’avvocato sarebbe un farabutto e il giudice probabilmente è un ottimo giudice. A me invece pare che l’alternativa sia secca: o ci sono quattro ragazzi mal consigliati e mal difesi e un
evasore ben difeso, o tutte e due le parti sono ben difese e il giudice è un cretino.
MARAGINES 22 febbraio 2012 - 11:00
LORENZO72: non attribuire a me cose che non ho scritto, se rileggi con attenzione dovresti capire.
ZIOLUC 22 febbraio 2012 - 11:59
solidarietà! E disponibilità a versare quota in caso di sottoscrizione: le cose devono cambiare, almeno un pochino…
MAXVADER 22 febbraio 2012 - 12:11
Sono contento di non fare un lavoro in cui devo credere (o far finta di credere) (o in alcuni casi suggerire) balle clamorose per giustificare comportamenti totalmente immorali e illegali.
In uno stato di diritto comunque chi dichiara il falso dovrebbe finire in galera. L’avvocato che fa da tramite no, ma gli assistiti si. E in tal caso se l’avvocato non ha fatto loro presente la gravità della situazione in cui si stavano andando a cacciare dovrebbe passare dei guai.
BENJ 22 febbraio 2012 - 12:27
Mi auguro che riusciate ad andare avanti e mi associo alla proposta della contribuzione alle spese legali.
RICETTE SBAGLIATE 22 febbraio 2012 - 13:50
storia esemplare da girare a tutti quelli che pensano che l’evasione fiscale sia elevata perchè sono alte le tasse (e non il contrario) e che se le tasse fossero abbassate sarebbe recuperato buona parte del sommerso! per l’evasore l’aliquota giusta è il 5% (vedi scudo) o preferibilmente lo 0%
LEONORA4 22 febbraio 2012 - 13:51
provo ad inserirmi nei vari commenti, sperando che con le poche informazioni che ho possa comunque
essere utile.Ho seguito a Pisa una pratica che, per fortuna, è andata a buon fine ed il mio cliente, che prima pagava al nero 750 euro al mese, ora ne paga regolarmente 110,00. Se ho ben capito si tratta di due aspetti separati: la procedura di sfratto (civile) e il processo penale per occupazione abusiva di immobile. In quanto avvocato civilista posso dire, per il primo aspetto, che vi è stata una prima udienza per valutare l’esistenza della morosità. I conduttori possono evitare l’immediata convalida dello sfratto
solo se, con prova scritta, dimostrano di aver pagato i canoni che la proprietaria ritiene non siano stati
corrisposti. I conduttori possono comunque contestare la morosità ed in questo caso il codice di procedura civile (art. 665) prevede che il giudice ordini il rilascio dell’immobile ma “muta il rito” ovvero si apre un altro procedimento per verificare, con testimoni e quanto altro, se il diritto fatto valere dai conduttori fosse esistente. Nel caso in cui, a seguito di questo procedimento, risultasse che la morosità non sussisteva, la proprietaria verrà condannata al risarcimento dei danni per lo sfratto oltre al rimborso
delle spese legali. Un’ultima precisazione in merito alle date: dal momento in cui voi avete registrato il
vostro contratto, il rapporto preesistente è inesistente in quanto sostituito da un nuovo contratto (quello appunto che avete ottenuto dall’agenzia delle entrate) per cui, a mio modesto parere, il giudice avrebbe dovuto verificare se la morosità esistesse in merito a questo secondo contratto. Questo, grosso modo, la procedura dello sfratto. Tuttavia non capisco una cosa: da una parte la proprietaria fa lo sfratto (e quindi vi riconosce come conduttori, morosi ma pur sempre legittimati a stare a casa sua sulla base del
contratto che ella intende inadempiuto) e dall’altra vi denuncia per occupazione abusiva (ovvero sine titulo, e quindi senza contratto). Sono due comportamenti diametralmente opposti. Per l’aspetto penale, di cui non mi occupo nella mia professione, posso solo dire che alla luce del contratto che avete stipulato sarà difficile provare che state lì come “abusivi”. Certo è che la situazione è complicata ma io credo che ci siano i margini per arrivare a qualche risultato.Ovviamente, vi serve un avvocato :-)
RICETTE SBAGLIATE 22 febbraio 2012 - 13:51
il mio consiglio è: chiamate il gabibbo!
FRANCESCOCRITELLI 22 febbraio 2012 - 14:13
Ciao ragazzi, sono un consigliere comunale di Bologna. Mi sono spesso occupato delle vicende relative agli affitti in nero sin dai tempi della politica universitaria. Mi contattate in modo che io possa intervenire in consiglio sulla vostra vicenda, per sensibilizzare la Giunta e l’intera opinione pubblica? Vi lascio il mio indirizzo email: critelli.f@libero.it
Vi ringrazio, Francesco Critelli
RICETTE SBAGLIATE 22 febbraio 2012 - 14:17
cara @Leonora4, guarda che qui di sfratto hai scritto solo tu!
RICETTE SBAGLIATE 22 febbraio 2012 - 14:23
Gentile Critelli, solo sensibilizzare? non si può fare niente di più o di meglio?
A Padova ad esempio fanno così:
http://www.gdf.it/GdF/it/Stampa/Ultime_Notizie/Anno_2011/Settembre_2011/info-1638306725.html
hanno ottenuto buoni risultati, tra cui questo: http://www.padovaoggi.it/cronaca/evasore-finto-povero-limena-padova-affitti-nero-clandestini.html
PRADY 22 febbraio 2012 - 14:23
Da cittadino bolognese non posso che vergognarmi per un fenomeno disgustoso che si trascina da troppo tempo. Se i politici locali faranno qualcosa in merito, avranno sicuramente il mio voto.
In bocca al lupo per tutto ragazzi.
Nicola PRADY 22 febbraio 2012 - 15:04
@Ricette Sbagliate: mi sembra che nell’articolo, l’unico strumento legale citato è proprio quello della cedolare secca che in questo caso non ha funzionato.
RETA 22 febbraio 2012 - 16:34
è complessa la vostra situazione e confesso di non aver capito molto bene. qui a siena la guardia di finanza ha fatto molti controlli negli anni scorsi e devo dire che qualcosa è cambiato. certo non ancora del tutto risolto il problema degli affitti in nero, ma da qualche parte bisogna cominciare
EMANUELE13 22 febbraio 2012 - 17:46
Ritengo che dobbiate andare avanti con tutte le vostre forze. A questo punto, per come si sono messe
le cose, la vostra si configura come una vera e propria battaglia di diritto e, quindi, di civiltà. Vorrei, però, dire una cosa sulla querela che avete ricevuto in sede penale. Non mi sembra possibile altro che un’archiviazione della notizia di reato, non solo per la creatività con la quale sono state esposte, già in
sede civile, le “argomentazioni” della “Signora”, ma sopratutto perché il vostro comportamento è assolutamente in “buona fede”, perché reso in attuazione di una legge ordinaria (“cedolare secca” D. Lgs. 23/2011). C’è l’operatività della regola di affidamento! Ma dico di più: la ratio della legge mi sembra proprio quella di incentivare “attività virtuose” come la vostra, consistente nel denunciare furbetti del
quartiere, proprietari di casa, evasori di appartamenti. Mi sembra, quindi, che se la magistratura penale andrà avanti nei vostri confronti, sarete destinati ad entrare ope legis nei manuali di diritto penale delle Università italiane. Il vostro caso si studierà per decenni! In ogni caso, non avete che da guadagnarci ;) P.S. Mi impegnerò nel mio piccolo a pubblicizzare il “caso”, sopratutto in una città complessa come la mia. Mi terrò aggiornato.
PIERGIORGIO 22 febbraio 2012 - 19:13
@leonora Scusa Leonora ma temo che lo sfratto non c’entri nulla. Se la proprietaria avesse agito per morosità avrebbe riconosciuto cmq l’esistenza di un rapporto di locazione (=ti caccio perchè sei un inquilino moroso) sia pur irregolare. Inoltre i procedimenti di sfratto non sono mai così fulminei. Mi rendo conto che il racconto dei ragazzi è narrativo, ovviamente, non tecnico, ma credo si possa ricostruire
plausibilmente la vicenda così: qui la proprietaria ha agito prima in sede penale dicendo “questi sono occupanti abusivi” puri e semplici punto, non inquilini morosi; a questo punto, creata la premessa logica con la denuncia penale, contestualmente alla stessa, avrà chiesto un provvedimento d’urgenza al giudice civile (ad es. potrebbe essere un provvedimento urgente atipico ex. art.700 c.p.c. o un’azione possessoria ecc. cmq un provvedimento di natura cautelare): non quindi uno “sfratto” in quanto morosi, ma un’intimazione a rilasciare l’immobile abusivamente occupato. Come ho detto sopra solo la natura
cautelare può spiegare la rapidità della procedura, l’assenza di contraddittorio e l’infomralità del provvedimento adottato (dicono i ragazzi: una riga spedita per posta elettronica al difensore…). Con lo stratagemma della denuncia penale insomma la proprietà ha negato in radice ogni rapporto con i ragazzi e quindi anche il presupposto per l’ottenimento del contratto regolare dall’agenzia delle entrate (in altri
termini ha detto: guardate che questi sono dei “ladri” che mi sono entrati in casa a mia insaputa e ora, fingendo di aver avuto un rapporto con me sono andati all’agenzia entrate per estrocermi un contratto di locazione cui non avevano diritto). Ha agito in “contropiede” se mi passate il paragone. Però, così facendo, ha sì potuto ottenere NELL’IMMEDIATO una momentanea “vittoria” rapida, ma si è anche esposta moltissimo, prendendosi la responsabilità grave di accusare i ragazzi di un reato. Tutto si regge
su quella denuncia. Il provvedimento ottenuto è solo cautelare, ergo provvisorio e per nulla pregiudicante
il merito della causa. Mentre il procedimento penale è solo alle battute iniziali: indagini preliminari. Il calcolo che si è fatto la propietà è: se loro cedono (per paura, per non perdere tempo, spese ecc.) io ritiro la querela e non dovrò più dimostrare nulla, riprendo il mio immobile e amen. Tutto il calcolo si regge sulla vostra acquiscenza. Quindi: voi dovreste CONTROQUERELARE per calunnia in sede penale, e in sede civile impugnare assolutamente il provvedimento cautelare di rilascio dell’immobile
promuovendo instaurazione del giudizio di merito (ove farete valere il contratto dell’AE, dimostrerete che, non essendo abusivi, avevate diritto ad ottenerlo ecc.). ATTENZIONE! tutto ciò ripeto SOLO SE SIETE SICURI DI POTER DIMOSTRARE QUANTO AFFERMATE (in particolare i pagamnti all’OE ecc.)
E PREVIO CONSULTO CON AVVOCATO ESPERTO E SERIO.
MENA53 22 febbraio 2012 - 19:31
Zagrebelski ritiene che una legge non deve essere ambigua ma deve risolvere il problema: una buona
legge deve essere tagliente come una lama dice, perchè deve recidere l’anomalia per cui è stata redatta. Continua affermando che le leggi in Italia sono fatte per non essere applicate perchè ambigue e spesso la loro efficacia si perde nei meandri della burocrazia ed esse diventano inutili. La legge che vi ha reso per un attimo giustizia è fatta forse troppo bene: è chiara e di facile applicazione ed è a favore del bene collettivo e dei cittadini. Lede però un privilegio fatto passare per diritto: l’utilizzo della proprietà privata in maniera arbitraria di una certa borghesia parassitaria tipicamente italiana.Avete toccato dei nervi scoperti della sociatà italiana: il fascismo latente del ceto medio cittadino gentile fino a quanto non è messo in discussione il proprio interesse. Disposto a tutto utilizzando quella giurisprudenza spregiudicata che ha reso la nostra giustizia ingiusta con i deboli e inefficace con chi ne conosce le contraddizioni e le debolezze. Siamo con voi perchè siete giovani e coraggiosi. Organizziamo qualcosa di più del semplice sostegno marale!!!! Una raccolta di fondi e di firme per sostenere il processo e quanto altro!!
SISIDA 23 febbraio 2012 - 15:13
Un po’ di chiarezza, per favore.
La legge sulla cedolare secca, ed in particolare l’art. 8 sulla denuncia di contratto verbale, è una legge di civiltà ma è anche un’arma con la punta spezzata. Che rischia di ledere sia gli inquilini che i proprietari. Per un verso, infatti, l’agenzia delle entrate registra QUALUNQUE denuncia senza chiedere ALCUN documento a prova di quanto affermato. La conseguenza è che il proprietario, se ritiene di avere un diritto leso da tutelare, può comunque agire in sede civile per tutelarsi. E i sindacati che difendono gli inquilini (quelli SERI) sconsigliano infatti ai propri utenti di procedere con denunce ex art. 8, in quanto se si trattasse di denunce senza prove potrebbe verificarsi un effetto boomerang nei confronti del denunciante. Qui mi pare di capire che siamo in presenza di un “sindacato” che ha chiesto 1.300 euro per far “ottenere” il contratto ai ragazzi…ed io sindacati che chiedono simili cifre non ne conosco. Il proprietario potrebbe anche essere vittima incolpevole di una vicenda simile, noi non lo sappiamo: abbiamo letto una sola versione.
Ancora: premesso che la costituzione e la deontologia prevedono rispettivamente il diritto di difesa per tutti i cittadini ed il dovere di difesa da parte dell’avvocato. Che senso ha sparare a zero e sentenziare su una vicenda di cui non sappiamo nulla??? Parlate di falsi e truffe e dichiarazioni mendaci come fosse acqua fresca!!! E sulla lettera dell’avvocato: io, da avvocato, so che una lettera di messa in mora deve avere un tono chiaro, pacato e distaccato. E generalmente si conclude con l’informazione alla controparte delle misure che si adotteranno in difesa del proprio cliente. Dopo aver letto quest’articolo e questa discussione, manderò anche un mazzo di fiori alle mie controparti, giammai si sentano turbate!!!
PIERGIORGIO 23 febbraio 2012 - 20:31
si vabbé @sisida è ovvio che stiamo commentando il racconto di questi ragazzi e abbiamo risposto dando per buona la loro versione. Questa è la premessa di ogni ragionamento fatto: ci siamo messi dalla loro parte, come farebbe appunto un loro legale. Anch’io ho detto e ripetuto e ribadito: tutto quanto scritto vale a condizione che SIA VERO QUANTO AFFERMATE E ABBIATE LE PROVE PER DIMOSTRARLO. Ciò premesso permettimi però di considerare che ci sono cose credibili e cose incredibili e assurde. Diciamo quindi che, almeno in prima battuta, è naturale dar credito alle cose credibili e respingere le
versioni assurde. Ora, a livello di pura astrazione siderale, è possibile che la proprietà sia vittima incolpevole di “una vicenda simile” (simile a che fra l’altro?) ma: 1) questi ragazzi dimoravano effettivamente nell’appartamento (l’hanno visto pure i carabinieri)=ergo non è che si sono inventati una presenza fittizia andando all’agenzia delle entrate; 2) a questo punto o erano lì col consenso della proprietà o erano dei rei, occupanti abusivi. Ma come
spiegare, in tal caso, la mancanza di segni di effrazione? e il fatto che avevano le chiavi? Per non parlare di tutte le altre circostanze del fatto: l’appartamento è in zona centrale, non in una periferia abbandonata, in un condominio (si parla di pianerottolo) e non stiamo parlando di quelle case popolari gestite da enti pubblici “assenti” per definizione che spesso sono oggetto di queste vicende di occupazione abusiva…è credibile che venga “violato” un simile appartamento senza che nessuno si accorga di niente? vicini? condommini? nessuno si è accorto dell’iniziale immissione abusiva? e, ancora, ammesso che siano stati tanto abili da introdursi nell’appartamento senza far rumore, lasciar segni ecc. ma DOPO nessuno si è accorto di questa presenza e ha avvertito la proprietà? si installano permanentemente 5 persone in un appartamento che, secondo la proprietà essa teneva e voleva tenere
vuoto, e nessuno dice nulla? ‘E più credibile questo o è più credibile che fosse noto a tutti che l’appartamento veniva regolarmente affittato sicchè non c’era alcuna presenza “abusiva” di cui stupirsi? E ancora: questi sono studenti universitari a Bologna. NON disperati, tossicodipendenti, immigrati senza permesso di soggiorno (senza offesa per nessuno s’intende) li hai mai visti tu studenti universitari che
vanno occupando abusivamente appartamenti signorili nei centri delle città universitarie? su, su…E per
di più il contesto ambientale è fatto notorio: non c’è bisogno di prove per sapere che il mercato degli affitti per gli studenti universitari è inquinato dal nero: in parte, per carità, tuttavia è una piaga indubbia e ciò contribuisce alla credibilità del racconto.
Infine questi si sono recati in buona fede all’AE denunciando la loro situazione. Li hai mai visti tu
occupanti abusivi che, invece di starsene ben nascosti e cercare di dare meno nell’occhio possibile, si
“autodenunciano”? sarebbero ben stupidi.
Infine last but non least questi asseriscono di poter dimostrare i pagamenti periodici all’Ospite Esattore.
Che altro vuoi di più? Vuoi la chiarezza e qui è tutto chiarissimo. (sempre a patto che ci sia stata raccontata la verità ma lo abbiamo già detto).
L’unica possibilità per la proprietà di “salvarsi”, secondo me, se questi ragazzi insistono sarà addossare la colpa all’OE. Cioè a un certo punto dirà: è lui che ha subaffittato a mia insaputa. Tuttavia in tal caso se la proprietà “molla” l’OE allora sarà interesse di quest’ultimo passare dalla parte dei ragazzi altrimenti i danni potranno chiederli a lui (si pensi solo alla falsa testimonianza di non conoscerli e alle conseguenze calunniose sulla querela penale nei loro confronti).
ZIGRA 23 febbraio 2012 - 22:30
a piergiorgio: i suoi interventi sono stati illuminanti. A sostegno della sua interpretazione dei fatti, vorrei aggiungere che dalla cronistoria dei ragazzi, più analitica trovata su facebook, si evince che sullo stesso pianerottolo, di fronte all’appartamento “occupato abusivamente” ce n’è un altro di proprietà dei parenti della proprietaria.
EMANUELE13 24 febbraio 2012 - 17:15
Condivido anch’io quanto detto da Piergiorgio e sottolineo ancora che mi sembra veramente un assurdo giuridico (a fatti inalterati, così come li abbiamo letti) ricondurre sub specie il fatto alla fattispecie di occupazione abusiva. Se, infatti, fosse dominante una tale interpretazione, le Procure starebbero tutti i giorni a notificare una miriade di 415 bis (avviso di conclusione delle indagini preliminari) a tutti gli affittuari in nero. Per chi è giurista, manca la tipicità del fatto, perché non c’è dolo; per chi non lo è, manca uno degli elementi richiesti dalla norma affinché possa esserci reato, perché non c’è la volontà di commetterlo; non esistendo nel nostro ordinamento l’occupazione colposa di un edificio altrui. Ergo, se
qualcuno accusa un altro di aver commesso un reato (per es. presentando una querela in Procura), nella consapevolezza della sua innocenza, commette reato di calunnia. Ha ragione Piergiorgio (a mio modestissimo avviso).
GIULIABOLOGNA 24 febbraio 2012 - 21:47
Ciao a tutti, sono una dei 5 ragazzi coinvolti nell’assurda vicenda. Ho seguito con molto trasporto il dibattito che si è acceso…vi siamo grati per il vostro sostegno!
Oggi sono stati pubblicati i nostri aggiornamenti:
http://www.ilpost.it/2012/02/24/affitti-bologna/
@PIERGIORGIO sei riuscito a far molta luce sul susseguirsi degli eventi e ci hai chiarito i motivi per cui
era doveroso andare avanti. Hai colto veramente nel segno! Sei un grande!
Io so i nome dei responsabili, e so i fatti di cui si sono macchiati. Ma non ho le prove. Però la ricostruzione della verità non è poi così difficile. E a chi compete fare questi nomi e raccontare questi fatti? A chi ha il coraggio, non è compromesso col potere e non ha niente da perdere. Perchè, come diceva Sant'Agostino: "la speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio; lo sdegno per le cose come sono, e il coraggio per cambiarle".
sabato 25 febbraio 2012
lunedì 13 febbraio 2012
La pirateria non finirà mai
Preso atto di questa semplice verità, ci sono delle cose che le major possono fare per convincere gli utenti a scaricare di meno e comprare di più: ecco quali
Lo scorso 18 gennaio Wikipedia, insieme con molti altri siti web, ha oscurato le proprie voci enciclopediche per protestare contro le proposte di legge su Internet negli Stati Uniti. Nei giorni seguenti, le due leggi (SOPA e PIPA) sono arrivate a un punto morto, ma sono in programma già altri provvedimenti come il Protecting Children from Internet Pornographers (PCIP) e su scala globale l’Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Il primo, proposto negli Stati Uniti, obbligherebbe i fornitori delle connessioni al Web (provider) a conservare per 18 mesi le attività svolte online dai propri clienti, mentre il secondo intende creare un accordo commerciale plurilaterale per la protezione della proprietà intellettuale. Come è avvenuto con SOPA e PIPA, anche queste due proposte sono state duramente criticate dai sostenitori della libera circolazione dei contenuti online. Secondo i detrattori, questo tipo di leggi non riusciranno a raggiungere il loro obiettivo principale, cioè ridurre la pirateria, ma al massimo complicheranno la vita agli utenti senza apportare alcun beneficio. Negli ultimi anni la pirateria online ha sempre dimostrato di essere in grado di evolversi per superare leggi e gli interventi che cercavano di limitarla. Esistono centinaia di norme in tutto il mondo che vietano e sanzionano la circolazione non autorizzata online di prodotti protetti dal diritto d’autore, eppure la chiusura di un singolo sito web o di un sistema per scaricare illegalmente contenuti non ha fatto altro che incentivare nuove scorciatoie e nuovi sistemi di condivisione illeciti. Paul Tassi scrive su Forbes che la forza della pirateria online si basa sulla facilità con cui si possono scaricare i contenuti in pochi – sette – rapidi passaggi:
1. Dal browser accedi a un motore di ricerca dei torrent;
2. Inserisci il titolo del film che vuoi vedere;
3. Fai clic sul risultato che ha il maggior numero di fonti;
4. Scarichi il torrent corrispondente;
5. Ci fai clic sopra facendo avviare automaticamente il programma per scaricarlo;
6. Aspetti che sia completato il download;
7. Ti guardi il film e potrai per sempre averlo sul tuo computer.
È illegale, pone non poche questioni morali, eppure in ogni istante della giornata ci sono centinaia di migliaia di persone che lo fanno senza porsi troppo problemi. E continuerà a essere così anche con ACTA, PCIP o un SOPA2 la vendetta. I governi sono riusciti in alcuni casi a contenere il problema, come nel caso di Pirate Bay, il motore di ricerca più conosciuto per i torrent reso inaccessibile in diversi paesi.
Ma nello stesso momento in cui veniva limitato l’accesso a Pirate Bay, qualcuno là fuori lanciava motori di ricerca alternativi per scaricare film e altri contenuti, oppure scorciatoie per usare lo stesso Pirate Bay facendo credere ai filtri di collegarsi da un altro paese. Se per assurdo si trovasse il modo di bloccare di colpo tutti i sistemi torrent sulla Rete, entro poche settimane salterebbe fuori qualcosa di alternativo rendendo obsolete le leggi che avevano consentito la disattivazione del servizio. Come spiega Tassi, la pirateria funziona perché non dà agli utenti la consapevolezza immediata di aver rubato qualcosa. Un motore di ricerca per i torrent assomiglia a un enorme negozio di DVD. Sugli scaffali ci sono milioni di titoli tra cui scegliere e quando ne prendi una copia, magicamente sul ripiano se ne riforma un’altra del tutto identica. In pratica, rubi qualcosa che rimane comunque sullo scaffale e alla fine hai l’impressione di non aver preso nulla. Le major sostengono che un simile sistema porta a un danno economico per le loro finanze, ed è vero, ma esagerano notevolmente la stima del danno. Le case produttrici tendono a equiparare ogni download illegale con una vendita in meno. È una esagerazione: nessuno spenderebbe migliaia di euro per comprare tutti i titoli che scarica illegalmente. Si finirebbe per scaricarne molti di meno, confidando magari nel prestito di altri titoli da qualche amico.
In proporzione, quindi, le major perdono molti meno soldi di quanto vogliano far credere con questo sistema.
(Le ragioni per cui scarico i libri pirata) Per cambiare le cose le grandi case produttrici dovrebbero cambiare radicalmente il loro approccio al problema. Invece di spendere centinaia di milioni di dollari per fare lobbying nei confronti dei legislatori, convincendoli a sostenere leggi più restrittive sulla circolazione dei contenuti online, dovrebbero studiare seriamente un sistema in grado di offrire una facilità d’uso almeno pari a quella dei sette passaggi per usare i torrent, e a basso costo. Gli investimenti andrebbero fatti in questo settore, accettando con serenità il fatto che da qui a una decina di anni i DVD probabilmente non li userà più nessuno e i Blu-ray saranno sul viale del tramonto. Sistemi come Netflix (negli Stati Uniti) e iTunes (in diversi paesi del mondo) consentono di scaricare legalmente i film a pagamento in pochi passaggi, ma non possono applicare prezzi davvero vantaggiosi, fatta salva qualche periodica tariffa promozionale, perché le major impongono notevoli commissioni sui singoli titoli. Una soluzione, spiega Tassi, potrebbe essere un sistema ispirato al servizio di distribuzione di videogiochi Steam. La piattaforma consente di registrarsi e di scaricare a pagamento e legalmente i
videogiochi in pochi passaggi, potendo anche fare affidamento su un sistema di votazione e su una raccolta di recensioni per scegliere il gioco da acquistare. Esiste da poco più di otto anni e con il tempo ha messo d’accordo oltre 100 differenti società produttrici di videogiochi, che distribuiscono sul servizio i loro contenuti. Se esistesse qualcosa di simile per i film, con quattro passaggi si potrebbero vedere film a basso costo e legalmente:
1. Apri questo ipotetico “Movie Steam”;
2. Cerchi il film desiderato;
3. Lo affitti per un giorno a meno di due dollari;
4. Lo guardi.
Per attuare un simile sistema le major dovrebbero naturalmente mettersi d’accordo su una piattaforma unica e soprattutto accettare di applicare prezzi enormemente più bassi rispetto agli attuali, un aspetto non indifferente. Ed è in questo passaggio che gli utenti dovrebbero usare un poco di cinismo, spiega Tassi:
Che ne dici se ti do 10 dollari per il nuovo Harry Potter e per potermelo vedere dove e quando mi pare? Si tratta di una trattativa nella quale il cliente potrebbe andarsene in qualsiasi istante a scaricare gratuitamente il tuo film, e ti sta facendo un enorme favore anche solo nel considerare la possibilità di scaricarlo legalmente. E in tutto questo tu major pensi di avere voce in capitolo dicendo che si fa come dici TU? Non funzionano così le trattative. Sarà probabilmente ingiusto, ma è la realtà: devono iniziare a rendersene conto.
da www.ilpost.it 07/02/2012
domenica 12 febbraio 2012
Le Iene: Finti incidenti e assicurazioni
Le Iene: Finti incidenti e assicurazioni http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/279974/rafanelli-finti-incidenti-e-assicurazioni.html
Il genio dei folli
"... e mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio". http://www.youtube.com/watch?v=G2UvJkIkZiM&feature=youtube_gdata_player
2011 - un anno di ribellioni
Un anno di ribellione. Un anno di speranza. http://www.youtube.com/watch?v=C8KTnfun4q8&feature=youtube_gdata_player
Le parole di Gandhi
Mahatma Gandhi - Le parole, Italiano: youtu.be/c3pXxXzrjgQ Ma vale anche quando devo mandare affanculo i berlusconiani???
20 anni di Mani Pulite
Rubavano prima e rubano adesso - 20 anni di Mani Pulite - youtube.com/watch?v=O15n7M6s4V8&gl=US
mercoledì 8 febbraio 2012
Arriva la banca degli Indignati
Il movimento Occupy vuole creare una cooperativa di finanziamento non a scopo di lucro e senza interessi. Obiettivo: mostrare che senza speculazione il mondo può cambiare in meglio
Una nuova banca è possibile. E' questa l'ultima sfida del movimento 15M, quello degli indignati. "L'idea di creare una banca etica era già emersa la scorsa primavera, quando occupavamo le piazze", dice Raul, militante di Barcellona. "Siamo consapevoli che non riusciremo a vincere su un sistema di mercato tentacolare. Ma siamo sicuri che si può trovare una nuova forma per gestire il denaro. Trasformarci da schiavi a cittadini attivi". Così sta nascendo in Catalogna la banca etica del movimento. Una rete di Cooperative di autofinanziamento, che sostengono progetti di intervento sociale, ha mosso i passi necessari per costituire un istituto di credito "assembleare". Si legge nel documento d'intenti: "Nello Stato spagnolo sarà l'unica struttura bancaria, sotto forma di cooperativa di servizi finanziari, che opererà senza interessi. I crediti e i depositi non genereranno interessi. Il denaro non produrrà denaro. In sostanza decretiamo l'abolizione dell'usura". La nuova banca diventa un'alternativa, come precisa Raul, "per tutti coloro che vogliono una trasformazione radicale della società". A sostenere l'impresa anche Arcadi Oliveres, economista, considerato il Noam Chomsky spagnolo: "Il sistema capitalista è gravemente malato. Le soluzioni sono nelle nostre mani".
di Cristina Artoni
L'Espresso
sabato 4 febbraio 2012
USTICA: UN ALTRO CAPITOLO
Ustica, la denuncia choc: “L’incidente alle Frecce Tricolori fu un sabotaggio”
Presentata una memoria ai giudici di Palermo per l'apertura di un fascicolo: "Nell'incidente in Germania morirono due piloti che quella sera stavano volando vicino al Dc9 dell'Itavia. E sarebbero stati due testimoni chiave per l'inchiesta di Priore"
Una lunga scia di morti sospette
All’avvio a Palermo del processo di secondo grado per il risarcimento da parte dei ministeri della Difesa e dei Trasporti ai familiari delle vittime di Ustica, c’è un’altra storia che torna d’attualità. E’ quella che avvenne nelle prime ore della sera del 27 giugno 1980 quando due ufficiali dell’aeronautica erano in volo con un biposto TF104G nei cieli sopra il Tirreno. In missione d’addestramento, non erano lontani dalla rotta di un altro aereo, civile questa volta, il Dc9 dell’Itavia, che sarebbe stato abbattuto in un’azione di guerra mentre da Bologna viaggiava verso Palermo con un paio d’ore di ritardo. In base alla ricostruzione documentale si sa che quella sera i piloti miltari “squoccarono” 2 volte, cioè lanciarono un allarme, un “codice 73”, che esclude un problema al loro velivolo e segnala un altro tipo di emergenza. Ma di quale emergenza si trattasse non hanno mai potuto dirlo al giudice istruttore Rosario Priore che, indagando sulla strage di Ustica che provocò 81 vittime, li aveva convocati. I tenenti colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, infatti, morirono qualche giorno prima. Era il 28 agosto 1988 e si stavano esibendo con le Frecce Tricolori a Ramstein, in Germania, quando una collisione in volo uccise loro due e un terzo ufficiale (il capitano Giorgio Alessio), oltre a mietere 68 vittime a terra. L’incidente di Ramstein sarebbe stato un sabotaggio? Che i due episodi, a 8 anni di distanza, fossero collegati in molti lo hanno sospettato a lungo. Ma oggi arriva un’indagine difensiva del pool di avvocati che assiste i familiari delle vittime di Ustica e che è stata ricostruita da Gianpiero Casagni sul mensile Il Sud. A parlarne è uno dei legali, Daniele Osnato, secondo il quale a provocare la sciagura tedesca fu un sabotaggio. L’ipotesi sarebbe suffragata da due elementi. Il primo riguarda il carrello d’atterraggio e il freno aerodinamico anteriore dell’Aermacchi Mb-339 che Naldini pilotava in Germania, entrambi aperti. Da un punto di vista tecnico, questo non sarebbe dovuto avvenire data la velocità, a meno di un malfunzionamento più esteso rispetto a quello già riscontrato di alcuni strumenti di bordo. In base alle risultanze, infatti, l’altimetro non gli avrebbe dato la possibilità di misurare la distanza dal jet al centro della formazione acrobatica. Il secondo elemento ritenuto anomalo riguarda invece la presunta scomparsa dei quattro “riscontri”, nome che nel linguaggio specialistico identifica i meccanismi d’acciaio che bloccano le taniche di carburante sulle ali degli aerei. Quest’ultimo punto sarebbe stato evidente fin dal giorno del disastro di Ramstein, ma venne denunciato solo anni dopo. Il processo d’appello sui maxi risarcimenti alle vittime. Ora la parola potrebbe passare alla magistratura. Intanto, però, l’attenzione si fissa sull’avvio dell’appello del processo civile che in primo grado ha riconosciuto un maxi risarcimento a chi perse uno dei propri familiari nella sciagura di Ustica. La terza sezione di Palermo, presieduta dal giudice Paola Proto Pisani, aveva infatti sentenziato lo scorso 12 settembre che i ministeri della Difesa e dei Trasporti si macchiarono di “omissioni e negligenze” e che, dopo la sciagura, operarono in modo tale per cui ai familiari delle vittime fosse negato il diritto alla verità. Più nello specifico è stato sancito in primo grado che la sicurezza del volo Itavia 870 non venne garantita soprattutto nella tratta che va sotto il nome di “Punto Condor” a causa di attività militari ufficiali e ufficiose che la rendevano ad alto rischio. Inoltre, negli anni successivi alla sciagura, i familiari delle vittime furono sottoposti a quella che gli atti chiamano la “tortura della goccia cinese”, uno stillicidio – hanno spiegato gli avvocati – di alterazioni di documenti, omissioni, segreti di Stato tali o presunti, menzogne. In altre
parole depistaggi. Infine c’è un ultimo fronte aperto per quanto riguarda la vicenda di Ustica: la costituzione di un organismo d’indagine europeo che da un lato avvii un’inchiesta sovranazionale sui fatti di quasi 32 anni fa e dall’altro prema perché Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna rispondano alle rogatorie pendenti dopo l’avvio di una nuova indagine italiana nel 2007. E poi rimane la recente la questione libica con il rinvenimento alla fine dell’estate scorsa di documenti conservati dai servizi segreti di Tripoli. Documenti di cui ha dato notizia Peter Bouckaert, direttore del settore emergenze di Human Rights Watch, ma che ancora non hanno potuto essere visionati dalle autorità politiche e giudiziarie italiane.
Antonella Beccaria e Ilaria Giupponij
Il Fatto Quotidiano
Presentata una memoria ai giudici di Palermo per l'apertura di un fascicolo: "Nell'incidente in Germania morirono due piloti che quella sera stavano volando vicino al Dc9 dell'Itavia. E sarebbero stati due testimoni chiave per l'inchiesta di Priore"
Una lunga scia di morti sospette
All’avvio a Palermo del processo di secondo grado per il risarcimento da parte dei ministeri della Difesa e dei Trasporti ai familiari delle vittime di Ustica, c’è un’altra storia che torna d’attualità. E’ quella che avvenne nelle prime ore della sera del 27 giugno 1980 quando due ufficiali dell’aeronautica erano in volo con un biposto TF104G nei cieli sopra il Tirreno. In missione d’addestramento, non erano lontani dalla rotta di un altro aereo, civile questa volta, il Dc9 dell’Itavia, che sarebbe stato abbattuto in un’azione di guerra mentre da Bologna viaggiava verso Palermo con un paio d’ore di ritardo. In base alla ricostruzione documentale si sa che quella sera i piloti miltari “squoccarono” 2 volte, cioè lanciarono un allarme, un “codice 73”, che esclude un problema al loro velivolo e segnala un altro tipo di emergenza. Ma di quale emergenza si trattasse non hanno mai potuto dirlo al giudice istruttore Rosario Priore che, indagando sulla strage di Ustica che provocò 81 vittime, li aveva convocati. I tenenti colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, infatti, morirono qualche giorno prima. Era il 28 agosto 1988 e si stavano esibendo con le Frecce Tricolori a Ramstein, in Germania, quando una collisione in volo uccise loro due e un terzo ufficiale (il capitano Giorgio Alessio), oltre a mietere 68 vittime a terra. L’incidente di Ramstein sarebbe stato un sabotaggio? Che i due episodi, a 8 anni di distanza, fossero collegati in molti lo hanno sospettato a lungo. Ma oggi arriva un’indagine difensiva del pool di avvocati che assiste i familiari delle vittime di Ustica e che è stata ricostruita da Gianpiero Casagni sul mensile Il Sud. A parlarne è uno dei legali, Daniele Osnato, secondo il quale a provocare la sciagura tedesca fu un sabotaggio. L’ipotesi sarebbe suffragata da due elementi. Il primo riguarda il carrello d’atterraggio e il freno aerodinamico anteriore dell’Aermacchi Mb-339 che Naldini pilotava in Germania, entrambi aperti. Da un punto di vista tecnico, questo non sarebbe dovuto avvenire data la velocità, a meno di un malfunzionamento più esteso rispetto a quello già riscontrato di alcuni strumenti di bordo. In base alle risultanze, infatti, l’altimetro non gli avrebbe dato la possibilità di misurare la distanza dal jet al centro della formazione acrobatica. Il secondo elemento ritenuto anomalo riguarda invece la presunta scomparsa dei quattro “riscontri”, nome che nel linguaggio specialistico identifica i meccanismi d’acciaio che bloccano le taniche di carburante sulle ali degli aerei. Quest’ultimo punto sarebbe stato evidente fin dal giorno del disastro di Ramstein, ma venne denunciato solo anni dopo. Il processo d’appello sui maxi risarcimenti alle vittime. Ora la parola potrebbe passare alla magistratura. Intanto, però, l’attenzione si fissa sull’avvio dell’appello del processo civile che in primo grado ha riconosciuto un maxi risarcimento a chi perse uno dei propri familiari nella sciagura di Ustica. La terza sezione di Palermo, presieduta dal giudice Paola Proto Pisani, aveva infatti sentenziato lo scorso 12 settembre che i ministeri della Difesa e dei Trasporti si macchiarono di “omissioni e negligenze” e che, dopo la sciagura, operarono in modo tale per cui ai familiari delle vittime fosse negato il diritto alla verità. Più nello specifico è stato sancito in primo grado che la sicurezza del volo Itavia 870 non venne garantita soprattutto nella tratta che va sotto il nome di “Punto Condor” a causa di attività militari ufficiali e ufficiose che la rendevano ad alto rischio. Inoltre, negli anni successivi alla sciagura, i familiari delle vittime furono sottoposti a quella che gli atti chiamano la “tortura della goccia cinese”, uno stillicidio – hanno spiegato gli avvocati – di alterazioni di documenti, omissioni, segreti di Stato tali o presunti, menzogne. In altre
parole depistaggi. Infine c’è un ultimo fronte aperto per quanto riguarda la vicenda di Ustica: la costituzione di un organismo d’indagine europeo che da un lato avvii un’inchiesta sovranazionale sui fatti di quasi 32 anni fa e dall’altro prema perché Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna rispondano alle rogatorie pendenti dopo l’avvio di una nuova indagine italiana nel 2007. E poi rimane la recente la questione libica con il rinvenimento alla fine dell’estate scorsa di documenti conservati dai servizi segreti di Tripoli. Documenti di cui ha dato notizia Peter Bouckaert, direttore del settore emergenze di Human Rights Watch, ma che ancora non hanno potuto essere visionati dalle autorità politiche e giudiziarie italiane.
Antonella Beccaria e Ilaria Giupponij
Il Fatto Quotidiano
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